I porti e l’applicazione del golden power
Articolo di Francesco Maria di Majo, Avvocato, già presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno centrosettentrionale
In merito all’esercizio dei poteri di controllo, ai sensi della normativa sulla golden power1, da parte del governo italiano, riguardo gli investimenti di soggetti stranieri nei porti italiani di interesse nazionale, è opportuno subito sgombrare il campo da un possibile equivoco: i porti italiani ovvero le Autorità di Sistema Portuale (AdSP), a cui spetta la regolazione e il controllo delle attività portuali, non possono essere ceduti a privati. Tali Autorità sono enti
pubblici non economici e appartengono sotto il profilo organico e funzionale allo Stato e i loro bilanci sono allegati al bilancio del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile.
Con la legge 84/94 lo Stato italiano ha affidato alle AdSP (subentrate alle Autorità Portuali a seguito della c.d. “riforma Delrio” del 2016) l’esercizio dei poteri sovrani dello Stato di regolazione, vigilanza e coordinamento delle attività nell’ambito dei porti di rilevanza nazionale. I porti italiani hanno, quindi, mantenuto una connotazione pubblicistica e le aree e le banchine ivi presenti continuano ad appartenere allo Stato (sono quindi inalienabili facendo parte del demanio marittimo) e possono essere affidate ai privati unicamente attraverso l’istituto della concessione demaniale.
L’articolo è pubblicato sul numero 2 di GeoTrade.