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Sanzioni ed eccezioni per scopi umanitari: il Policy Paper di AWOS pubblicato sul sito del MAECI

È stato pubblicato sul sito del MAECI – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale il Policy Paper dal titolo “Sanzioni unilaterali ed eccezioni per scopi umanitari: quadro normativo, impatto sugli attori pubblici e privati e proposte di policy in ambito italiano e internazionale. Il caso studio della Siria”, basato sullo studio realizzato da AWOS con il contributo dell’Unità di Analisi, Programmazione, Statistica e Documentazione Storica – Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

La ricerca ha affrontato il rapporto tra sanzioni internazionali ed eccezioni per scopi umanitari, con attenzione alla presenza all’interno dei programmi sanzionatori internazionali, in particolare UE, di misure adeguate per garantire la tempestività e la sostenibilità di azioni promosse da attori italiani in Paesi ad alto rischio, attraverso la fornitura di beni e servizi per settori chiave legati al riconoscimento dei diritti fondamentali dell’uomo.

A fianco dell’utilità dei regimi sanzionatori, infatti, vi è un generale riconoscimento a livello internazionale dell’importanza di evitare che le sanzioni – in particolare regimi unilaterali – abbiano effetti negativi sulle popolazioni dei Paesi interessati. Le misure restrittive prevedono quindi licenze, eccezioni e deroghe per sostenere l’aiuto umanitario. Questo è risultato ancor più evidente alla luce della recente adozione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite della risoluzione 2664(2022) riguardante l’introduzione di una eccezione umanitaria permanente in tutti i programmi sanzionatori promulgati dal Consiglio di Sicurezza.

Attraverso un’analisi della letteratura, un’analisi comparata dei principali Paesi in cui vigono regimi restrittivi e attraverso il caso studio della Siria, la ricerca di AWOS ha messo in luce le principali problematiche e criticità che affrontano gli operatori profit e no profit nell’operare in Paesi ad alto rischio, pur in presenza di eccezioni per scopi umanitari. Il punto di maggior rilievo e contrasto riguarda da un lato la necessità di fornire beni e servizi alle popolazioni colpite da conflitti e quindi garantire azioni umanitarie previste dal diritto internazionale, dall’altro l’attività di compliance e controlli richiesti da istituti finanziari e autorità in chiave di anti-riciclaggio, finanziamento del terrorismo, che secondo gli operatori si tramuta spesso in un sistema di over-compliance che non facilita le azioni umanitarie.

Sulla base dei risultati emersi, lo studio indica alcune traiettorie di policy per sensibilizzare e favorire il dialogo tra tutti gli attori coinvolti in tale contesto, quali Organizzazioni non Governative, imprese, istituti finanziari, istituzioni e autorità, al fine di individuare possibili soluzioni.